Saper essere un professionista competente

Saper essere un professionista competente

Il tema della competenza è senza dubbio tra i più dibattuti soprattutto in questo particolare momento storico e di radicale trasformazione del mercato del lavoro. Gli esperti del settore si stanno interrogando ormai da tempo su quali siano le competenze vincenti, competitive,  per emergere professionalmente e contribuire altresì alla crescita economica.

Competenza è un termine ormai ricorrente, utilizzato e quasi abusato soprattutto quando si parla di risorse umane e formazione: tutti siamo convinti di avere chiaro cosa significhi “competenza” ma in realtà sembra davvero difficile se non impossibile darne una definizione univoca e soprattutto condivisa.

Dobbiamo imparare a coesistere e a convivere con più definizioni del termine “competenza”, ma senza dubbio è condiviso affermare che si tratta di una condizione, di uno stato raggiunto al termine di un percorso di sviluppo personale. 

Per definirsi “competenti” quindi (a prescindere poi su cosa) è necessario attraversare una serie di tappe verso la progressiva acquisizione di conoscenze, abilità e capacità, le quali insieme costituiscono una condizione necessaria, ma non ancora sufficiente, affinché una persona possa essere definita come competente.

Conoscenze, abilità e capacità rappresentano quindi i prerequisiti della competenza, una sorta di conditio sine qua non.

La conoscenza riguarda indiscutibilmente il sapere ovvero rappresenta il risultato dell’acquisizione, tramite apprendimento, di informazioni e concetti derivate da attività teorica e dalla ricerca scientifica. Da un punto di vista generale, le conoscenze comprendono tutto il sapere che una società intende trasmettere alle nuove generazioni. Le conoscenze sono altresì riferite a particolari ambiti di studio e settori disciplinari e sono di solito divulgate attraverso l’istituzione scolastica. A differenza delle competenze, le conoscenze hanno la rilevante caratteristica di essere facilmente verificabili (pensiamo a tutti gli esami, verifiche, interrogazioni fatte negli anni….).

Molto spesso si sente parlare di capacità e abilità e tendiamo in molti casi ad utilizzare i due termini come sinonimi: in effetti la differenza tra i due concetti non è cosi chiara e definita. Al di la della confusione e mancanza di una definizione univoca per i due termini, senza dubbio sia la capacità che l’abilità hanno a che fare con il saper fare. Quando diciamo “sono capace di…..” ci riferiamo alla capacità di svolgere una attività in particolare e in generale di assolvere un compito. Al contrario, l’attitudine, rappresenta una tendenza innata verso una determinata attività: siamo in un certo senso naturalmente capaci e predisposti a fare qualcosa. Per capacità e abilità si intendono quindi delle potenzialità di una persona nel saper fare, pensare e agire in un determinato modo  e di saper applicare le conoscenze acquisite inuma determinato ambito. Ovviamente le abilità e le capacità devono essere affinate e migliorate con l’esercizio e la ripetizione che possono portarci verso livelli sempre più elevati e di maggiore autonomia. 

Facendo un pò una forzatura possiamo quindi affermare che le conoscenze hanno a che fare con il sapere, le capacità e le abilità con il sapere fare e le competenze con il saper essere. Infatti, nonostante le conoscenze e le abilità/capacità siano un prerequisito per le competenze, queste da sole non bastano per garantire delle prestazioni professionali eccellenti. Serve quel qualcosa in più, quel quid, che è dato proprio dalla competenza.

Ma cos’è la competenza, cosa significa essere competenti? Partiamo dalle radici di questo termine cosi utilizzato e cosi fondamentale soprattutto per la propria realizzazione professionale: la radice del termine deriva dal latino cum-petere che sta ad indicare un’azione di “andare insieme, far convergere in un medesimo punto”, anche nell’accezione di gareggiare o di mirare ad un medesimo obiettivo.

La prima teorizzazione significativa sul tema della competenza risale agli inizi degli anni ’70 negli Stati Uniti nell’ambito della psicologia delle organizzazioni. Nel 1973 McClelland introdusse il termine competenza riferito all’opportunità di impiegare la valutazione delle competenze dei candidati invece dei test di intelligenza nel processo di selezione del personale.

In letteratura esistono moltissime definizioni del termine, che piuttosto che chiarire possono generare una certa confusione. Propongo a tal proposito quella di  Pellerey (1983), che dà una definizione di competenza contestualizzata all’ambito lavorativo: “le competenze finali si presentano come un insieme integrato di conoscenze, abilità e atteggiamenti, insieme necessario ad esplicare in maniera valida ed efficace un compito lavorativo”.(Progettazione formativa: teoria e metodologia” – M. Pellerey – ricerca ISFOL-CLISE – 1983).

La competenza è dunque la capacità di far fronte ad un compito o a un insieme di compiti, riuscendo a mettere in moto e a orchestrare le proprie risorse interne, cognitive, affettive e volitive e a utilizzare le risorse esterne disponibili in modo coerente e fecondo. Significa rendere efficaci i nostri comportamenti rivolti alla risoluzione di problemi, anche complessi ed inaspettati.

Una persona competente è una persona che sa mobilitare le risorse giuste a seconda della situazione da affrontare: questo dipende dalla capacità di analisi della situazione, dalla conseguente scelta delle strategie da adottare e dalla loro applicazione. La persona competente sa adattarsi al contesto, gestire in maniera adeguata le diverse circostanze e utilizzare le proprie capacità per far fronte a situazioni problematiche e raggiungere i propri obiettivi, in un modo assolutamente unico ed irripetibile.

In sostanza, le competenze riguardano l’essere di ciascuno di noi e, a differenza delle abilità e delle capacità, esse sono più difficilmente trasferibili ad un’altra persona. Le competenze non sono innate, non sono date per natura: esse si acquisiscono tramite un lungo processo di apprendimento e di crescita personale e professionale. Devono essere costantemente aggiornate, stimolate e sviluppate.
Le competenze rappresentano ciò che maggiormente ci consente di farci strada nel mondo del lavoro, di distinguerci e di trovare la nostra collocazione: ognuno di noi, infatti, dovrebbe essere impegnato in posizioni in grado di offrirgli le migliori opportunità di crescita e che gli consentano di sviluppare le competenze necessarie per arrivare al successivo livello di carriera.

E’ indubbio infatti, che nell’attuale scenario lavorativo, in rapido e continuo cambiamento, ci sia bisogno di professionisti in grado di intervenire in contesti complessi, padroneggiare situazioni impreviste e far fronte a problemi spesso non ben definiti.

Essere competenti ci conferisce efficacia e responsabilità nel saper fornire prestazioni tecnicamente valide  e eticamente corrette.

Un  concetto chiave intrinsecamente legato alle competenze è quello di formazione, poiché in un mondo in costante trasformazione, le competenze non si acquisiscono una volta per sempre ma devono essere costantemente revisionate e aggiornate. Pertanto, la formazione è una tappa indispensabile, diciamo fondamentale, per tutti coloro che intendono salvaguardare la propria professionalità e autorevolezza. 

Un aspetto potenzialmente problematico delle competenze è probabilmente la loro valutazione, perlomeno, la loro valutazione oggettiva. E’ abbastanza difficile, infatti, stabilire degli standard valutativi univoci per valutare i diversi livelli di competenza: sarà questa la principale sfida che riguarderà soprattutto chi lavora nell’ambito del recruiting. Essendo alcune competenze (pensiamo alle soft skills) divenute cruciali ed indispensabili per la selezione dei candidati, sarà fondamentale sviluppare e condividere degli standard valutativi che consentano di selezionare i candidati in maniera efficace sulla base di queste competenze fondamentali.